Sanremo 2025: quanto costa il Festival, chi paga, guadagni e ricavi

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Il Festival di Sanremo rappresenta la manifestazione per antonomasia del panorama musicale italiano. La straordinaria impronta mediatica, folcloristica e soprattutto finanziaria della kermesse richiede una struttura articolata e complessa, che genera un impatto economico rilevante sia a livello locale che nazionale. Ma quanto costa concretamente il Festival di Sanremo, e chi lo sostiene di fatto? È la Rai, organizzatrice e proprietaria dei diritti esclusivi, a investire le risorse necessarie a coprire i costi di produzione: il budget di ciascuna edizione è compreso tra i 15 e i 20 milioni di euro. In qualità di azienda pubblica, l’emittente si regge principalmente su due fonti: il canone televisivo pagato dagli italiani e i ricavi di natura pubblicitaria e commerciale. 

La Rai detiene da sempre i diritti del Festival e lo ha reso parte integrante del palinsesto e della propria identità. Su RaiPlay, la piattaforma streaming ufficiale del primo polo televisivo italiano, Sanremo è fruibile in diretta. Gli utenti che accedono all’app, tuttavia, rischiano di essere soggetti al tracciamento dei loro dati personali o alla profilazione pubblicitaria: l’impiego di una VPN Italia garantisce una barriera di anonimato, nascondendo l’indirizzo IP e proteggendo i dati di navigazione. 

Viste le premesse, possiamo affermare con cognizione di causa che il Festival di Sanremo sia l’appuntamento mediatico più articolato in Italia, non solo per portata e visibilità ma anche per l’apparato organizzativo e il business che lo supportano. Molto più di una rassegna musicale, dunque: un’autentica vetrina, un volano per la Rai e per il territorio, oltre che un emblema culturale dalla complessità produttiva paragonabile a quella dei grandi eventi globali. 

Quanto costa Sanremo: investimenti e costi di produzione

Secondo alcune stime, nelle ultime edizioni del Festival i costi di produzione si sono assestati intorno ai 17 milioni di euro annui. Una cifra lievitata nel corso del tempo soprattutto per ampliare la caratura dell’evento, dotandolo di scenografie di spessore e tecnologie avanzate. Il Teatro Ariston è il cuore pulsante della kermesse: a cadenza annuale, il costo per l’affitto della struttura si aggira intorno ai 5 milioni di euro e comprende, oltre al nolo, la preparazione logistica e la sicurezza. Vi è poi un elenco di spese di allestimento che vale una fetta considerevole del budget. Palco, luci e schermi a LED, sistemi audio, effetti speciali, arredi, telecamere, droni per le riprese aeree e tante altre attrezzature audiovisive di ultima generazione necessitano di investimenti sostanziosi in progettazione, materiali e personale tecnico. 

Va detto, però, che anche i cachet di ospiti e presentatori appesantiscono il bilancio complessivo. Nel 2009 Paolo Bonolis percepì circa 1 milione di euro mentre, più recentemente, Carlo Conti ha ricevuto 650mila euro per la conduzione nel 2017 e, secondo alcuni rumor, ne percepirà circa 500.000€ per la prossima edizione ossia poco meno di Amadeus che nel 2024 ha siglato invece un accordo da circa 700mila euro totali. Vi sono poi co-conduttori e ospiti vari, con retribuzioni che oscillano tra i 10mila e i 100mila euro per gli invitati di prestigio internazionale. Negli anni i compensi hanno dato adito ad una serie di polemiche da parte dell’opinione pubblica, ma è un dato di fatto che gli assegni elevati siano comunque giustificati dall’impatto sull’audience e sull’immagine dell’evento. 

Un capitolo a sé stante meritano le spese per il personale coinvolto nell’organizzazione: direttori artistici, autori, coreografi, truccatori, parrucchieri, costumisti e così via. Chi svolge ruoli di responsabilità nelle scelte creative, in particolare, è chiamato ad un complesso lavoro di selezione e supervisione che non va certo sottovalutato. Un’ulteriore voce di spesa, anch’essa in costante crescita, è legata alla promozione del Festival: spot pubblicitari, campagne social e quant’altro. 

Come vedremo, il rapporto costi/ricavi di Sanremo resta fortemente positivo. La Rai, infatti, può godere di un cospicuo margine di decine di milioni all’anno: una somma che consente di sovvenzionare altri programmi e appianare le perdite di progetti meno remunerativi. I costi, in definitiva, vengono ampiamente ripagati, creando così un modello economico solido: gli investimenti nella qualità dell’evento non solo rafforzano il brand del Festival, ma contribuiscono all’indotto della città sanremese e dell’intero comparto musicale italiano.

Quanto incassa Sanremo: le entrate tra ricavi pubblicitari, biglietti, diritti di trasmissione

Il peso specifico del canone è relativamente marginale per l’economia diretta del Festival, che si autofinanzia in larga misura: i ricavi di Sanremo si basano principalmente su pubblicità televisiva e sponsorizzazioni. Nel 2019, ad esempio, gli spot trasmessi in diretta avevano fruttato 31,3 milioni di euro. Nel 2024, invece, è stato stabilito un nuovo record nella raccolta pubblicitaria: ben 60,2 milioni di euro. La mole d’affari, dunque, è pressoché raddoppiata nel giro di un lustro. Non a caso, oggigiorno, le tariffe per pacchetti premium – come quelli trasmessi negli orari di punta – possono superare gli 1,7 milioni di euro per pochi secondi di spot. 

Il Festival si avvale inoltre di sponsor principali, i cui loghi e contenuti sono integrati nel format. Tra il 2017 e il 2021 Tim è stato lo sponsor di punta, contribuendo alla causa a suon di milioni. Dal 2022 è toccato a Eni e nello stesso anno è subentrata anche Costa Crociere, con gli eventi paralleli organizzati a bordo delle sue navi. Altri brand, come i marchi di abbigliamento che vestono i presentatori o quelli delle tecnologie sul palco, pagano per essere integrati in modo discreto ma efficace. Gli spazi pubblicitari su RaiPlay e sulle piattaforme social nell’orbita di Sanremo si rivelano un’occasione eccezionale per rivolgersi al target più giovanile. 

La vendita dei biglietti, poi, rappresenta una fonte diretta di introiti: il pubblico presente all’Ariston può arrivare a spendere migliaia di euro per i tagliandi di un’intera settimana. Capitolo diritti di trasmissione: la Rai vende i titoli per la fruizione del Festival a emittenti straniere o piattaforme che trasmettono agli italiani all’estero. Si tratta di un’opportunità ghiotta per Paesi come Stati Uniti e Australia, ricchi di comunità italiane. Anche il merchandising e i prodotti correlati generano ricavi, mediante vendite fisiche e digitali. 

Al di là del flusso diretto di entrate per la Rai, il Festival stimola notevolmente il sistema produttivo locale e del territorio circostante. Il ritorno per la città di Sanremo è davvero impressionante: una media di 41mila persone tra ospiti, organizzatori, staff e turisti giunge in zona ogni anno, tra gli ultimi giorni di gennaio e i primi di marzo. Pubblicità, biglietti, diritti, merchandising e indotto economico: tutte queste fonti non fanno che amplificare in misura sempre maggiore il successo dell’appuntamento. Un modello diversificato, dunque, che garantisce alla rassegna una certa sostenibilità a livello finanziario.

Quanto guadagnano gli artisti a Sanremo? Gli introiti tra cachet e ricavi indiretti

Quali sono, nel dettaglio, i proventi per gli artisti partecipanti? Una premessa è doverosa. Andare a Sanremo non sarà redditizio come un tour di concerti o le ospitate in altre manifestazioni, ciononostante i benefici indiretti sono a dir poco enormi. Il Festival della canzone italiana è un palcoscenico promozionale unico, una cassa di risonanza che si traduce in vendite, streaming, contratti e opportunità artistiche senza eguali. 

La torta degli introiti dei concorrenti è da suddividersi in due porzioni: un compenso diretto per la partecipazione e tutto l’insieme dei ricavi indiretti e dei benefit derivati. Il cachet per i cantanti in gara non è particolarmente degno di nota: si spazia tra i 3/5mila euro per gli emergenti fino ai circa 50mila per i “big”. È coperta anche tutta la parte di spese legata al team creativo dell’artista, inclusi arrangiatori, musicisti e costumi di scena. La Rai, dal canto suo, considera la visibilità come principale moneta di scambio: nemmeno il vincitore del Festival riceve un premio ulteriore dall’azienda. L’occasione di rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest, tuttavia, è di per sé un biglietto della lotteria: i Måneskin, d’altronde, hanno dimostrato come trionfare sia a Sanremo che all’Eurovision sia una garanzia di successo globale. 

Le opportunità consecutive alla competizione sono da ricercarsi sul piano delle vendite discografiche, dello streaming, dei concerti e tour promozionali. Basti pensare che, dal 2021, il brano vincente “Zitti e Buoni” degli stessi Måneskin ha venduto oltre 10 milioni di copie in tutto il mondo. Anche chi non vince, però, può ottenere un ritorno importante: “Musica Leggerissima” di Colapesce e Dimartino, “Voce” di Madame o “Rolls Royce” di Achille Lauro sono soltanto alcune prove concrete, con un’incetta di stream e dischi di platino. A seconda dell’esito del pezzo, le royalties derivanti dallo streaming possono portare centinaia di migliaia di euro: su Spotify, ad esempio, si guadagnano una media di 0,003/0,005 euro per ogni ascolto. 

La partecipazione al Festival, infine, è una leva potente per la vendita di biglietti dei concerti e per l’organizzazione di nuovi tour. Gli artisti in rampa di lancio ottengono notorietà e maggiore richiesta per i live, assicurandosi incassi da capogiro. Per non parlare delle eventuali collaborazioni con i brand, dei contratti pubblicitari e delle sponsorizzazioni sui social, correlate ad un incremento vertiginoso in termini di follower.

Intervista a Renzo Rubino su Sanremo Giovani e Area Sanremo: l’esperienza, i retroscena e i vantaggi

La crescente globalizzazione dell’interesse verso Sanremo, dunque, ha partorito vere e proprie “superstar” musicali, ma soprattutto ha determinato lo status del Festival come evento di rilevanza internazionale. 

C’è però un aspetto ulteriore da tenere in considerazione se si analizzano le opportunità che il Festival della canzone italiana può offrire ai talenti emergenti nel nostro panorama musicale: parliamo di Sanremo Giovani, una manifestazione endogena che mira ad individuare e promuovere le cosiddette “Nuove Proposte” che rientrano poi in una categoria dedicata della competizione madre.

Un percorso fatto di audizioni e performance canore che inizia ancor prima del Festival anche attraverso l’incrocio con Area Sanremo, altra manifestazione volta a promuovere e valorizzare i giovani talenti musicali. Chi ha potuto “toccare con mano” questo mondo è l’artista pugliese Renzo Rubino che nel 2013 proprio attraverso Area Sanremo aveva avuto l’opportunità di calcare il palco dell’Ariston per poi arrivare a vincere il Premio della Critica del Festival della canzone italiana “Mia Martini”. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare alcuni dettagli su tutto l’ecosistema sanremese.

Cosa ti ha spinto a partecipare al concorso Area Sanremo nel 2012 e come hai vissuto il percorso che ti ha portato alla vittoria?

Area Sanremo mi sembrava un modo sano per interfacciarmi con ragazzi che avessero i miei stessi desideri. Avevo voglia di confrontarmi con altri musicisti, di instaurare nuovi rapporti, di suonarci assieme, di capire in che direzione andare. Non potevo immaginare che sarei arrivato al Festival e non era quello che stavo cercando nellimmediato. 

Quando ho capito che la canzone piaceva ero diventato incontenibile e preoccupato, ho avuto la fortuna di avere attorno a me compagni di viaggio che mi hanno supportato. Alla fine mi sono sentito tutti quei ragazzi.

Come hai vissuto il momento in cui hai scoperto di aver vinto Area Sanremo e che avresti avuto lopportunità di esibirti sul palco dellAriston?

In quel momento ti cambia la vita. La mia gioia più grande è stata chiamare i miei nonni. Dargli quella notizia era un modo per ringraziarli per quello che avevano fatto per me, per avermi dato lopportunità di studiare musica. Poi ho affrontato tutto con grande carica, ero pronto a salire sul palco dellAriston, venivo da una marea di concerti di alti e bassi. Ero felice ma allo stesso tempo determinato a fare bene.

Pensi che Sanremo Giovani sia ancora un valido strumento per arrivare nel mondo dei grandi della musica?

Credo che sia un modo potente per far ascoltare la propria musica e un modo sano per fare un percorso lontano dai lustrini di programmi più patinati. Come dicevo prima è importante confrontarsi per poter crescere. Il Festival è una conseguenza.

In che modo la partecipazione a Sanremo 2013 ha influenzato la tua carriera musicale e le opportunità professionali successive?

Devo tutto a quel Sanremo. Da lì è iniziata la mia carriera, certo, con alti e bassi e non sempre al massimo delle mie forze ma ho iniziato veramente a vivere di musica. “Il postino” rimane oggi una delle mie canzoni più iconiche.

Hai percepito linteresse o il supporto di qualche casa discografica durante il tuo percorso a Sanremo?

Col tempo, mentre passavo le selezioni i discografici si sono avvicinati, credo sia una cosa naturale però io ho scelto di lavorare con chi mi supportava da prima o che comunque aveva già ascoltato le mie cose. Ho firmato con lunica discografica che prima del Festival aveva deciso di ascoltarmi.

Quanto ha cambiato la tua carriera la partecipazione a Sanremo? Ci sono stati momenti o collaborazioni significativi nati grazie a quella vetrina?

A Sanremo ho incontrato tutti quelli che nel tempo sono diventati collaboratori, gente del settore, giornalisti che si sono ripresentati negli anni. È stato come una sorta di scena iniziale di un film in cui ci sono tutti i protagonisti che man mano poi vengono svelati. Ovviamente dal momento in cui si accende la telecamera diventi quello di Sanremo, la cosa difficile è diventare un artista con un nome e un cognome, uno stile e un modo unico di dire le cose. Oggi mi capita di condividere tante esperienze con artisti che ho incontrato al Festival come Diodato o Ornella Vanoni.

Basandoti sulla tua esperienza, cosa consiglieresti a un giovane artista che sogna di partecipare ad Area Sanremo e, magari, di arrivare al Festival

Io consiglio di non avere fretta. Di pensare a scrivere o produrre belle canzoni, sono quelle che ci definiscono e che rimarranno nel tempo. Bisogna essere pronti quando capita lopportunità giusta. A Sanremo non sempre vengono fuori le canzoni, per esempio, giochiamo al fanta Sanremo, badiamo agli outfit, diciamocelo, non riusciamo ad essere super attenti e un certo tipo di musica fa fatica a passare da li. Non dimentichiamoci che è un programma televisivo prima di essere un programma musicale. Auguro a tutti di partecipare almeno una volta nella vita ma di farlo in maniera scanzonata senza aspettarsi nulla. Va vissuto il momento. Ci tengo anche a dire che pur essendo il palco più bello che ci sia in Italia non è lunico e che si possa essere artisti e vivere di musica anche trovando altri modi. Ma quanto è bello farsi avvolgere dallorchestra, dal sentire il tuo nome forte e chiaro prima dellesibizione, del silenzio assoluto che si crea poco prima di iniziare a cantare.

Insomma, un evento imperdibile per tutti, dagli italiani all’estero agli stranieri appassionati di musica italiana! Quest’ultimi non possono perdersi questo appuntamento lasciandosi scoraggiare dalle restrizioni geografiche: per questo, ancora una volta, sottolineiamo la necessità di installare una VPN per garantire la privacy durante la navigazione e per accedere a tutti i contenuti nell’universo della kermesse.

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